Il Linux Day, la strategia dell’altruismo e i complessi memici inquinati, ovvero "perché non c’è stato il LD2008 a Catania?"

“Perché non c’è stato il Linux Day a Catania nel 2008?”

Questa è una domanda ricorrente che potrebbe anche sembrare strana se non si fosse a conoscenza della lunga tradizione che lega il GNU/Linux User Group di Catania al Linux Day sin dalla sua prima edizione del 2001.
All’epoca di quella prima edizione, il Linux Day ha avuto un ruolo fondamentale, che è stato quello di dare un grande risalto mediatico (e quindi una prima grande occasione di diffusione ad ampio spettro) ai memi di GNU/Linux e del Software Libero in genere che, fino a quel punto, avevano potuto contare su una diffusione all’interno di una nicchia culturale non troppo estesa, costituita da quanti avevano già maturato per proprio conto una certa sensibilità intellettuale, prevalentemente in ambito accademico o tra persone di cultura elevata ed abituate a investire sui temi dell’altruismo in varie forme di volontariato o associazionismo. Questo risalto è stato ottenuto aggregando più realtà ispirate in qualche misura agli stessi principi di base e riunendole attorno ad un’unica data ed un unico brand: il Linux Day 01, il decennale dal primo rilascio pubblico del kernel Linux.

Il GNU/Linux Day 2006 a Catania
Il GNU/Linux Day 2006 a Catania


Il successo è stato evidente. Per la prima volta chi aveva sempre avuto un approccio “da elettrodomestico” nei confronti dei computer ha avuto modo di sentire dai TG locali e nazionali dell’esistenza di un’alternativa, mentre fino ad allora, in conseguenza della posizione di monopolio di fatto della Microsoft e dei vantaggi derivantigli dalla pirateria informatica, dalla benevolenza delle istituzioni nei suoi confronti e da un atteggiamento supino e “furbetto” dei commercianti di PC, aveva sempre coltivato il complesso memico costituito dai memi computer, windows e ultima versione piratata. E si trattava di un’alternativa gratis, per giunta. Certo, per quanto detto prima, anche windows era (ed è) gratis, secondo la percezione comune, ma si è venuti a sapere che c’era un’alternativa altrettanto gratis e, se ne parlavano i TG, evidentemente tanto male non doveva essere. Questo ha attirato tanta gente verso il software libero, dandogli la possibilità di scoprire che oltre ad essere gratis, come avevano riportato i media, GNU/Linux è anche libero, che è molto più che gratis. A parte rare aberrazioni che hanno portato alcune persone ad avvicinarsi al mondo del software libero per poi, avendogli applicato gli schemi mentali ormai sclerotizzati dal suddetto complesso memico, tornare alla corsa al possesso dell’ultima versione del costosissimo software proprietario X, anche se non lo si sa usare o non serve affatto.
A tal proposito, mi torna in mente l’episodio emblematico che ho vissuto qualche anno addietro, in visita di cortesia a un vicino di casa. Dopo una chiacchierata sul più e sul meno, al momento di congedarmi, il vicino si prodiga nei soliti convenevoli del “cosa posso offrirti?”. Scartate le ipotesi di dolciumi e super alcolici e accettata soltanto dell’acqua fresca, il vicino viene colto da illuminazione: “ma tu ti occupi di informatica!!! Allora, posso offrirti una Suite MS Office, oppure un Autocad, oppure un Corel Draw, oppure un Photoshop, oppure una qualsiasi versione di Windows. Dimmi tu cosa preferisci e te lo masterizzo subito!”. Naturalmente – pensando di smorzare i suoi cortesi ma non troppo graditi entusiasmi – rimarco il fatto che uso solo ed esclusivamente GNU/Linux da parecchi anni e che quindi lo ringrazio per la cortesia ma che non ho non di che farmene delle cose che vuole offrirmi. Al che lui non si scompone più di tanto,  sfoggia un sorrisone e mi dice: “Ah, non c’è problema: ho scaricato col mulo anche l’ultima versione di Linux, anche se non l’ho provato perché non ho trovato né il seriale né il crack. Ma te ne do una copia, a patto che appena riesci a crackarlo me lo fai sapere!”.
Purtroppo si è instaurato un clima di guerra (su questo tornerò in un futuro post) tra i grandi produttori di contenuti mediali e i loro fruitori che ha reso quasi obbligatorio da parte della gente rifugiarsi nella pirateria informatica, in parte a ragione, in parte a torto, e ben sappiamo che molti commercianti di computer hanno fatto della pirateria informatica un potente mezzo di marketing per passa parola, vuoi perché la gente lo chiede, vuoi perché a riempire l’hard disk dei clienti di svariati gigabyte di software piratato si attirano nuovi clienti. In buona sostanza, il meme della pirateria informatica attecchisce facilmente ed è ormai incluso in un gran numero di complessi memici legati all’uso del computer ma anche alla fruizione di contenuti per l’entertainment.
In questo clima, dicevo, l’aver dato su vasta scala l’annuncio dell’esistenza di un’alternativa eticamente sostenibile (gratis come i software proprietari ma senza infrangere alcune legge, in più legata ai valori della condivisione delle conoscenze) è stata una svolta epocale. E il successo è stato un crescendo per alcuni anni, per cui adesso si può tranquillamente affermare che difficilmente si incontrano persone che non abbiano sentito nominare almeno una volta GNU/Linux o non ne abbiano letto qualcosa al riguardo anche semplicemente sulla copertina di una qualche rivista.
Questo ha sicuramente creato un appetitosissimo target di marketing per le blue chips dell’informatica, oltre che per le realtà locali che non hanno perso tempo a cercare di cavalcare l’onda del software libero (o opensource, molto più furbamente), sfruttando più o meno consciamente lo stratagemma dell’altruismo per costituire dei complessi memici che includessero oltre al software libero e GNU/Linux, ormai sdoganati al grande pubblico e caratterizzati da una forte impronta etica e sociale, anche i propri marchi. Ed ecco che – gradualmente – i Linux Day sono sempre più diventati un palcoscenico privilegiato per delle realtà imprenditoriali che da un lato affiancano i loro loghi a pinguini e gnu ma dall’altro combattono guerre senza esclusione di colpi battagliandosi a suon di brevetti sul software (fortunatamente ancora non permessi in Europa) e di licenze liberticide di software proprietari blasonati. E oltre a queste grandi realtà multinazionali si sono impossessate dei palcoscenici anche alcune realtà imprenditoriali locali persino più sfacciate nel trasformare alcuni manifestazioni nell’ambito del Linux Day in dimostrazioni dei propri prodotti degne delle migliori fiere campionarie.
Questo potrebbe non sembrare un male ai più, perché si potrebbe pensare che cotanto affiancamento da parte della realtà imprenditoriale, in una giornata volta a celebrare GNU/Linux e il software libero, possa essere interpretato come garanzia di qualità e affidabilità di questi ultimi e che possa concorrere a renderli ancora più attrattivi e visibili per il grande pubblico.
Il problema è che questo avvicinamento da parte dell’industria dell’IT è tutt’altro che gratuito e incondizionato, ma dettato dallo scenario che si è delineato negli ultimi anni.
In questi anni, infatti, la gente ha preso possesso di Internet come mezzo di acquisione e diffusione di memi con una possibilità di controllo, da parte di quelle realtà che erano abituate ad essere dei produttori esclusivi di memi e ad avere come controparte dei consumatori passivi, pressoché nulla. Non è stata certo una resa, men che meno pacifica, e basterebbe leggere “Cultura Convergente” di Henry Jenkins per rendersi conto che le reazioni da parte delle industrie hanno spaziato da una ferocia rabbiosa fino a un tentativo di farsi sponsor e benefattore di quanti hanno rimesso in circolo, mutati e rivisti, i memi recepiti dalle major ma, a prescindere dalle dinamiche, tutte queste azioni erano volte a ottenere un controllo. E’ di questi giorni la decisione della RIAA di rinunciare a combattere i diffusori di memi (gli utenti del P2P) per cercare di assediare piuttosto il mezzo di diffusione, attaccando i provider. Ad ogni modo, il pericolo reale dell’ammettere in un complesso memico le grandi industrie e il software libero è quello che, una volta reso forte il nesso e una volta acquisita definitamente l’aura di altruismo finora garantita dalla presenza concorrente di GNU/Linux e del software libero, possano decidere di sopprimerli ricacciandoli in nicchie ancora più anguste di quelle dalle quali sono emerse in questi anni. E avrebbero gioco facile, perché per la gente comune sarebbe difficile non dare credito a questi giganti dell’IT, che hanno sostenuto il movimento del software libero, quando dovessero in massa cambiare direzione motivando la cosa con dei “validi motivi tecnici”. Questo è il motivo principale che ha spinto il GNU/Linux User Group di Catania a prendere le distanze dal Linux Day nazionale, poiché l’istanza di slegare questa manifestazione da attori commerciali e di legarla esclusivamente ad aspetti etici (che sono ben più validi e forti di quelli tecnici) non è stata ben accolta dagli altri LUG, alcuni dei quali apertamente più interessati agli aspetti di marketing che non a quelli etici. Naturalmente la discussione non si è svolta in termini memetici e il comunicato stampa è leggibile sul sito del GLUG Catania, ma il senso profondo della questione credo che sia sintetizzabile in quanto scritto sopra.

Tornando alla domanda iniziale, ecco dunque in sintesi la risposta:
il GNU/Linux User Group di Catania non ha partecipato al Linux Day 2008 perché non vuole inquinare il complesso memico del software libero, di GNU/Linux, delle libertà digitali, con dei memi che vi si possano rivoltare contro gettando fuori dal nido, come fanno i cuculi quando sfruttano i nidi altrui, le idee che ha tanto amorevolmente curato in questi anni e che con tanta onestà intellettuale ha presentato al pubblico. Questo è quanto.

Per eventuali dubbi sul lessico memetico qui e altrove adottato, rimando al dizionario memetico minimo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *