Odio quando succede. Sarò conservatore, sarà che ho un giga e mezzo di archivi di posta elettronica dei quali sono piuttosto geloso, ma ogni qual volta gli sviluppatori del client di posta (o MUA: Mail User Agent) che uso decidono di introdurre innovazioni sostanziali al codice dello stesso, un brivido mi percorre la schiena, eseguo il backup di tutto e procedo con l’aggiornamento e il seguente avvio del programma per verificare gli eventuali disastri che di solito, fortunatamente, non si presentano all’appello…
Questa volta, però, il mio affezionatissimo evolution sulla mia prode e customizzatissima GentooLinux, mi ha fatto passare qualche ora non divertentissima…
Nonostante i pochissimi commenti su questo blog, data la sua natura (anche) di piattaforma su cui testare varie tecnologie, mi sono posto il problema di allestire un sistema di CAPTCHA per eliminare il potenziale SPAM, le cui periodiche ondate affliggono i vari blog.
Un CAPTCHA è un sistema volto a discernere se chi lo usa è un essere umano o un computer e, per fare questo, solitamente richiede il riconoscimento e la comprensione di un breve testo digitalizzato e “sporcato” artificialmente con l’introduzione di elementi grafici o rumori sovrimpressi al testo stesso. Questi testi sono impossibili da interpretare per un OCR, per cui la loro corretta interpretazione dovrebbe garantire che chi risponde correttamente al quesito è una persona e non un sistema automatico. In realtà esistono vari modi per aggirare un CAPTCHA, alcuni dei quali prevedono lo sfruttamento di ignari utenti umani con tecniche di phishing (o costruendo dei database di CAPTCHA risolti sfruttando l’attrattiva di siti porno) o di utenti umani pagati per lo scopo (naturalmente, non tutti gli spammatori dispongono di risorse economiche per un investimento del genere).
Dovendo scegliere un sistema, ho vagliato le varie alternative e alla fine ho scelto reCAPTCHA.